“La vita va vissuta non subita”. La testimonianza di Rosanna.

rosanna sclerosi multipla

Una diagnosi di Sclerosi Multipla a 25 anni, a un mese dal matrimonio, non ha scoraggiato Rosanna che negli ultimi 29 anni ha affrontato con coraggio e determinazione la malattia, convinta che la vita vada vissuta e non subita.

 

Ci può raccontare come ha scoperto la sua malattia?

Ho scoperto la malattia per caso: avevo 25 anni e poco prima di sposarmi, su consiglio del ginecologo mi sono sottoposta a degli accertamenti relativi alla compatibilità sanguigna. Durante una delle visite ho segnalato al medico di avere un formicolio alle mani la mattina appena alzata e di far fatica a sollevare i pesi. Io ho pensato a un problema di circolazione, invece mi è stato consigliato di sentire il parere del neurologo, che mi ha prescritto una Tac urgente, sospettando un tumore al cervello. Sono stata quindi ricoverata per fare tutti gli approfondimenti del caso e nel giro di 5-6 giorni non sono più riuscita a muovermi, sono rimasta bloccata a letto. È arrivata quindi la diagnosi di Sclerosi Multipla.

Sono passati 29 anni esatti da allora. Mi sono sposata organizzando gli ultimi preparativi dal letto dell’ospedale e facendo la prova finale dell’abito nello studio del primario! Posso dire di aver avuto la fortuna, nel corso della mia malattia, di incontrare lungo tutto il percorso medici e sanitari veramente validi e disponibili.

 

Come ha cambiato la sua vita la diagnosi?

La mia vita è cambiata completamente. A 25 anni avevo un negozio che ho dovuto lasciare. Ero una persona molto attiva, con tanti hobby, cose da fare, e ho dovuto rallentare. I primi 5 anni sono stati molto difficili. Quando sono stata dimessa dall’ospedale mi avevano detto che con molta probabilità sarei rimasta in sedia a rotelle. Fortunatamente questo non è successo, perché sono riuscita a rimettermi in piedi e a camminare. Ma i primi tempi avevo una ricaduta ogni 2 mesi e venivo ogni volta ricoverata in ospedale.

 

Come descriverebbe la sua convivenza con la SM?

Inizialmente, subito dopo la diagnosi, ho avuto una sensazione di sconforto che però ho immediatamente allontanato, perché ho capito che dovevo andare oltre. Dovevo rimboccarmi le maniche e cercare di vivere nel miglior modo possibile, affrontando la malattia e reagendo, perché credo fermamente che la vita vada vissuta e non subita. Senza contare che non volevo nemmeno rendere infelici le persone che mi stavano attorno. Devo dire che mio marito mi è stato sempre vicino. Dopo la diagnosi gli avevo detto che se avesse deciso di non stare con una persona che prima o poi sarebbe finita sulla sedia a rotelle, avrei capito. La sua risposta invece è stata: “Non mi sembri proprio il tipo da rimanere in sedia a rotelle” e mi è rimasto accanto. Aveva ragione: dopo 29 anni cammino ancora, anche se negli ultimi tempi con il girello.

 

Per il futuro, quali speranze ripone nella ricerca?

Negli ultimi trent’anni la ricerca ha compiuto molti passi in avanti e sono certa che in futuro ci saranno ulteriori sviluppi. Personalmente ripongo molta fiducia nella ricerca scientifica, per questo ho deciso di sottopormi al trapianto di cellule staminali e, da persona ottimista quale sono, penso che prima o poi si riuscirà a trovare una cura.