La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa progressiva caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni superiori nella corteccia motoria così come di quelli inferiori a livello bulbare e spinale. La SLA determina una paralisi della muscolatura scheletrica e porta alla morte in un arco di tempo compreso tra i 3 ed i 5 anni.
Almeno il 25% dei pazienti affetti da SLA è portatore di una mutazione genetica causa della malattia e sono state identificate più di 150 varianti genetiche associate ad un incremento di rischio dello sviluppo della patologia. In particolare, il 15-30% delle forme familiari di SLA è associato a mutazioni a carico del gene SOD1 che possono causare alterazioni conformazionali differenti con differenti andamenti della malattia.
Diversi studi hanno dimostrato che i fibroblasti condividono caratteristiche patogenetiche tipiche della SLA con le cellule neurali, presumibilmente anche con i motoneuroni. Le cellule della pelle possono essere raccolte con facilità e in diversi stadi della malattia. Questo consente di valutare la progressione delle alterazioni cellulari, insieme al decorso clinico, come avviene nei modelli animali. I fibroblasti rappresentano quindi un modello di studio adeguato, seppur preliminare, per lo screening dei cambiamenti indotti dalla SLA.
Durante lo studio, che ha portato alla pubblicazione del paper “Caratterizzazione delle mutazioni p.L145F e p.S135N in SOD1: impatto sul metabolismo dei fibroblasti derivati da pazienti con sclerosi laterale amiotrofica”, pubblicato da MDPI – Multidisciplinary Digital Publishing Institute, sono stati utilizzati fibroblasti ottenuti da due pazienti affetti da SLA e portatori di due differenti mutazioni a carico del gene SOD1. In entrambi i casi sono state individuate delle alterazioni nel metabolismo energetico. L’analisi ha in particolare evidenziato che, rispetto alle cellule sane, i fibroblasti dei pazienti presentano deficit a livello dei mitocondri, le principali “fabbriche” per la produzione di energia delle cellule. Sarà ora necessario approfondire ulteriormente per poter valutare se questa alterazione sia presente anche nei motoneuroni dei pazienti, se sia direttamente coinvolta nel processo degenerativo e se esista quindi un nesso causale con la presenza del gene SOD1 mutato.