
Il dottor Carlo Conti, è neurochirurgo, dirigente nella Unità di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera ’S. Maria’ di Terni dove segue la ricerca sperimentale sulla Sclerosi Multipla (SM) e sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).
Ci ha raccontato in che cosa consiste il suo lavoro ed in particolare il ruolo da lui svolto nei progetti di ricerca su SM e SLA.
Dott. Conti, ci può parlare della sua attività di ricerca?
La nostra attività di ricerca è sia clinica sia sperimentale. La ricerca clinica studia l’esito degli interventi che facciamo sui pazienti neurochirugici, mentre la ricerca sperimentale finalizzata alle malattie neurodegenerative prevede l’uso di cellule staminali neurali che vengono trapiantate nel sistema nervoso centrale. Siamo tra i pochi ospedali in Italia ed in Europa ad avere una Cell Factory in grado di produrre cellule staminali neurali ed è per questo che riusciamo a sviluppare la ricerca in questo ambito. Abbiamo concluso gli studi di fase I sulla SLA e sulla SM. Gli studi sulla SLA sono stati già pubblicati, quindi possiamo affermare che la tecnica adottata è sicura. Stiamo invece verificando l’esito della fase I della ricerca sulle cellule staminali neurali impiantate nei pazienti affetti da SM e i risultati preliminari sono incoraggianti.
Una sperimentazione è un lavoro di team: come è organizzato il vostro centro?
Per poter realizzare questa sperimentazione è necessario un gruppo di lavoro con figure professionali diverse. Il neurochirurgo impianta le cellule nei pazienti che vengono reclutati e seguiti prima e dopo l’intervento dai neurologi. Le cellule sono coltivate dai biologi nella Cell Factory. In Italia ci sono solo due ospedali che ospitano una Cell Factory e solamente tre in Europa. È questa una risorsa importante che potrebbe aprire all’utilizzo delle cellule staminali neurali anche per altre patologie.
Qual è la finalità dello studio di fase I appena concluso per la SM?
La finalità della fase I dello studio era di verificare la sicurezza della procedura di inoculo intracerebrale di cellule staminali neurali. Tutto questo è stato validato e alcuni pazienti hanno mostrato anche un miglioramento, se pur temporaneo, della sintomatologia clinica. Questo, pur con tutte le cautele del caso, è un dato molto incoraggiante che sprona ad avviare il prima possibile la fase II che ci permetterà di decretare la reale efficacia del farmaco.
Come avviene l’impianto di cellule staminali cerebrali?
Il ruolo del neurochirurgo è quello di sottoporre il paziente all’impianto di cellule staminali. Per la SLA utilizziamo un device da noi progettato che inietta le cellule direttamente nel midollo spinale cervicale. Per la SM l’impianto intracerebrale di cellule staminali si realizza mediante un tipico intervento neurochirurgico di ventricolostomia esterna. In un ventricolo laterale, dove il liquor circola liberamente, viene inserito un catetere di piccole dimensioni attraverso il quale si iniettano le cellule staminali neurali. L’intervento di per se non ha alcuna peculiarità significativa se non per il fatto che viene utilizzato il neuronavigatore, uno strumento che guida lungo l’esatta traiettoria per raggiungere la cavità ventricolare al fine di rendere la procedura assolutamente sicura.
L’emergenza determinata dalla pandemia da Sars-Cov-2 ha condizionato la ricerca in questi mesi?
L’emergenza purtroppo ha condizionato molto la ricerca in questi mesi. Le sperimentazioni hanno subito un rallentamento perché gli ospedali sono stati impegnati nella gestione di Covid-19 e delle emergenze chirurgiche. È inoltre importante tenere presente che i pazienti sottoposti all’impianto di cellule staminali devono assumere farmaci immunosoppressori. Questi farmaci riducono le difese immunitarie e rendono i pazienti potenzialmente più a rischio di contrarre infezioni in genere e dunque anche quella da Coronavirus. Nonostante tutto siamo riusciti a trattare tutti i pazienti reclutati nello studio di fase I per la SM.
Quali altre applicazioni possono avere le cellule staminali neurali?
Oltre alle malattie neurodegenerative, grande interesse sta crescendo circa l’utilizzo delle cellule staminali neurali nell’ambito di altre patologie di carattere neurologico e neurochirurgico di tipo acuto, come i traumi midollari e le lesioni ischemiche cerebrali.
È in corso di definizione un trial per la sperimentazione in questo tipo di pazienti che tra l’altro sono anche numericamente maggiori e pertanto con un impatto sociale ancora più significativo.