“Ho un sogno nel cassetto: contribuire alla scoperta di una cura per la SLA”

studente ricerca

Ivan Lombardi, PhD Student nel team del Prof. Angelo Vescovi ci racconta come è nata la passione per la ricerca scientifica e il suo sogno nel cassetto: contribuire alla scoperta di una cura per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA).

Il Dott. Ivan Lombardi, dallo scorso anno è entrato a far parte del team del Prof. Angelo Vescovi. Lo abbiamo intervistato e abbiamo ripercorso insieme le tappe accademiche che lo hanno avvicinato allo studio delle malattie neurodegenerative e delle cellule staminali, lasciandoci subito travolgere dalla passione e dall’entusiasmo di un ricercatore che, seppur così giovane, è determinato a raggiungere un grande obiettivo: contribuire ad alleviare la sofferenza dei pazienti che purtroppo convivono con la SLA e che ancora non hanno una cura.

 

Dott. Lombardi, come è iniziato il suo percorso nell’ambito della ricerca?

Il mio percorso nell’ambito della ricerca è iniziato grazie al conseguimento di una borsa di studio che mi ha permesso di lavorare in laboratorio per un anno, a partire da Dicembre 2020. Successivamente, a Novembre 2021, ho vinto il concorso per il Dottorato di Ricerca in Medicina Molecolare e Traslazionale presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Attualmente sono al primo anno del Corso di Dottorato e lavoro nel Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali diretto dal Prof. Vescovi, sotto la supervisione della Dott.ssa Daniela Ferrari.

Qual è stato il suo percorso di studi?

Il mio percorso universitario è iniziato a Roma dove mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” per frequentare il corso di Laurea Triennale in Scienze Biologiche. Durante questo triennio, ho avuto l’opportunità di svolgere diversi mesi di tirocinio presso il Laboratorio di Fisiologia Umana della stessa Università e successivamente ho proseguito il mio percorso accademico con la Laurea Magistrale in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica presso l’Università degli Studi di Milano “La Statale”. Anche in questo caso ho avuto la possibilità di svolgere il tirocinio di un anno, scegliendo un laboratorio focalizzato sullo studio delle cellule staminali e sulla farmacologia delle malattie neurodegenerative.

Di cosa si occupava nello specifico?

Il mio compito era quello di approfondire come diverse proteine interagissero tra di loro nel cervello dei pazienti affetti da una malattia neurologica. Questa seconda esperienza mi ha confermato quella che ormai sentivo la mia strada e, quindi, di aver fatto la scelta giusta. L’arrivo del COVID-19 ha, inizialmente, rallentato il mio percorso, ma, nonostante il mio campo di studio fosse tendenzialmente diverso, allo stesso tempo mi ha consentito di realizzare quanto grande fosse il mio interesse per la Scienza e quale il suo ruolo all’interno della Società. Così, dopo un iniziale processo di selezione, è iniziato il mio percorso lavorativo nel suo gruppo del Prof. Angelo Vescovi, dapprima come Borsista e ora come Dottorando.

Ci vuole parlare del suo progetto di ricerca?

Il mio progetto di ricerca è focalizzato sullo studio della SLA, in particolar modo mi occupo della parte non-clinica, fondamentale per supportare lo sviluppo degli studi clinici. In questo momento il mio compito è quello di approfondire le conoscenze sugli effetti terapeutici delle cellule staminali neurali che utilizziamo anche nel trial clinico per la SLA. Contemporaneamente, continuo a valutare la sicurezza delle linee cellulari consolidando i dati già ottenuti fino ad oggi. Inoltre, mi preme sottolineare che la nostra è una ricerca continua che ci porta anche ad indagare possibili novità riguardanti metodi più efficaci e potenzialmente ancora più sicuri, per esempio sulle tecniche di trapianto delle cellule.

Come si svolge la sua giornata lavorativa?

Ogni giornata è diversa dalle altre semplicemente perché in laboratorio le esigenze cambiano di giorno in giorno. Ci sono giornate focalizzate su meeting o analisi dei dati e altre giornate dedicate al settaggio degli esperimenti e all’attuazione degli stessi. Ci sono poi giornate dedicate allo studio di pubblicazioni scientifiche per essere sempre aggiornati su quanto sta avvenendo nel nostro ambito di ricerca, capire come portare avanti un determinato progetto e se ci sono state altre scoperte.

Le piacerebbe far parte dell’equipe di un trial clinico?

Personalmente non ho ancora avuto modo di partecipare direttamente a un trial clinico perché quando ho iniziato il mio percorso di ricerca nel team del Prof. Vescovi, la fase 1 del trial sulla SLA era già stata conclusa. Mi auguro, però, di poter avere la possibilità di lavorare a un trial in futuro perché sarebbe per me un’esperienza molto importante e di crescita.

Che cosa vede nel futuro della ricerca?  

Se parliamo della ricerca in generale mi piacerebbe vedere un clima di maggiore fiducia nella Scienza anche per quanto concerne i finanziamenti. Per quanto riguarda, invece, le malattie neurodegenerative e in particolare la SLA su cui lavoro in maniera diretta, per il futuro sono ottimista. Certamente parlare di tempistiche non sarebbe realistico, ma sono sicuro che la ricerca raggiungerà importanti traguardi. Il nostro lavoro è paragonabile a una scala che stiamo salendo gradualmente: in cima naturalmente abbiamo il nostro obiettivo finale che mira a far “revertire” il processo neurodegenerativo passando però attraverso alcuni passaggi intermedi come rallentare il decorso della malattia, per poi riuscire a bloccarlo. Guardandomi indietro, mi rendo conto di come negli ultimi anni siano stati fatti dei progressi incredibili e se, ad esempio, immagino me stesso tra dieci anni, guardandomi nuovamente indietro, potrò sicuramente prendere atto di quanti ulteriori traguardi saranno stati raggiunti grazie alla ricerca.

Traguardi ai quali, in qualche modo, avrà dato anche il suo contributo.

Sì lo spero tanto e, questo, sicuramente mi riempirebbe di orgoglio. Sapere di aver lavorato giorno dopo giorno per poter donare una speranza in più a chi attualmente purtroppo non ha ancora una cura contribuisce alla mia determinazione. Ogni volta che entro in laboratorio, profondamente rispettoso della sofferenza dei pazienti e consapevole della fiducia che ripongono in noi, faccio il possibile per contribuire a migliorare la condizione di tutti coloro che soffrono di malattie neurodegenerative.

Qual è il suo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è quello di potermi sentire concretamente, in futuro, parte integrante del cambiamento. Mi spiego meglio: tra dieci, quindici anni o anche più, mi piace pensare di poter guardare a un importante obiettivo di ricerca raggiunto e sapere di aver contribuito con il mio lavoro al raggiungimento dello stesso. Oggi sono un dottorando, ma in futuro, vorrei poter continuare a fare ricerca con la stessa passione e determinazione di adesso, speranzoso di poter, magari, anche contribuire alla costante evoluzione di una realtà come quella diretta dal Prof. Vescovi.