Intervista alla Dott.ssa Daniela Profico, dal 2008 nel team del Prof. Angelo Vescovi.
La Dott.ssa Daniela Profico, biotecnologa, dal 2015 è QP (Persona Qualificata) presso l’Unità Produttiva per Terapie Avanzate (UPTA) dell’ISBReMIT, l’Istituto di Medicina Rigenerativa dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG).
La Dott.ssa fa parte del team del Prof. Angelo Luigi Vescovi dal 2008, quando è entrata nella squadra del “Laboratorio Cellule Staminali, Cell Factory e Biobanca” di Terni, dove è rimasta fino al 2015.
L’abbiamo incontrata e ci ha raccontato il lavoro che svolge ogni giorno con impegno e dedizione.
Buongiorno Dott.ssa Profico, ci racconti del suo lavoro. Di cosa si occupa precisamente?
Dirigo il laboratorio dell’ISBReMIT, che si occupa di produrre farmaci. Non parliamo però dei classici farmaci come lo sciroppo da banco, ma di farmaci costituiti da cellule staminali cerebrali. Queste cellule vengono usate per riparare un danno, un po’ come le piastrine rimarginano una ferita. Tuttavia, nel nostro caso, parliamo di qualcosa di più complesso di una ferita della cute, perché le cellule staminali cerebrali, che noi produciamo in laboratorio, riparano i danni causati dalle malattie neurodegenerative. Il principio, però, rimane lo stesso. Quello che noi produciamo è un farmaco biologico, sperimentale. Sperimentale, proprio perché bisogna sperimentarlo prima su un piccolo numero di persone e poi, se funziona, estenderlo ai grandi numeri.
Lei è la Qualified Person (Persona Qualificata) del suo laboratorio. Ci può spiegare che cosa vuol dire?
Per essere un Persona Qualificata bisogna avere un certo tipo di formazione universitaria e lavorativa perchè il titolo viene concesso direttamente dall’AIFA.
Io sono legalmente Responsabile del farmaco, certifico che tutti i passaggi compiuti per la produzione di quel farmaco siano a norma di legge, seguendo le prescrizioni estremamente scrupolose che vengono dalla normativa europea (EMA). Controllo, dunque, che tutto sia fatto secondo Scienza e Coscienza.
Inoltre, nella fase di sperimentazione clinica di questo farmaco cellulare sull’uomo, il mio ruolo è anche di anello di congiunzione tra i medici che curano i pazienti e il laboratorio dove le cellule staminali cerebrali vengono prodotte.
A che punto è il lavoro nel laboratorio che dirige all’interno dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo?
Così come avevamo già fatto in passato per il “Laboratorio Cellule Staminali, Cell Factory e Biobanca” di Terni, in questi ultimi anni abbiamo lavorato con determinazione per far sì che UPTA ottenesse la certificazione da parte di AIFA per la produzione in regime GMP (ovvero Buone Norme di Fabbricazione) ossia, secondo i requisiti di qualità, sicurezza ed efficacia dei farmaci.
La certificazione è arrivata e ora anche le cellule staminali prodotte dall’ISBReMIT possono essere somministrate ai pazienti durante i Trial Clinici.
Per la SLA stiamo finalizzando il protocollo per la Fase II, mentre per la SM abbiamo da poco concluso la fase di monitoraggio dei pazienti trattati durante il trial di Fase I. Il prossimo step mi vedrà impegnata insieme al team nella realizzazione del Report del trial di Fase I per la SM e la successiva richiesta a procedere con la Fase II.
Inoltre il nostro proposito è anche quello di utilizzare le cellule staminali che produciamo in laboratorio, in combinazione con altri prodotti per il trattamento di altre malattie neurodegenerative.
Dott.ssa Profico, ci porti per un giorno con lei a lavoro. Come si svolge una sua giornata tipo?
La mia giornata inizia con un buon caffè (ride). Poi arrivano subito carte e burocrazia, e per un po’ resto alla mia scrivania. Subito dopo faccio un giro di controllo con chi lavora con le cellule per capire come stanno andando le colture cellulari. Il resto della giornata mi vede impegnata in varie riunioni, alcune più operative con il team, altre più tecniche.
Spesso alla scrivania studio, mi tengo aggiornata su pubblicazioni e ricerche simili, cerco inoltre di capire in che modo la ricerca internazionale può aiutare anche la nostra ricerca.
In cosa è unico il lavoro di Revert?
Noi in UPTA e a Terni produciamo un farmaco cellulare che potenzialmente può dare una speranza di cura a milioni di malati affetti da patologie neurodegenerative e stiamo facendo queste sperimentazioni totalmente No Profit. Questo significa che offriamo una speranza concreta a persone che hanno una malattia oggi incurabile e lo facciamo seguendo tutte le procedure legali, di qualità e senza il ritorno economico di una grande casa farmaceutica. E questa è una cosa unica.
Dott.ssa Profico, che cosa l’ha portata a intraprendere questo lavoro?
La possibilità di curare una malattia che distrugge a poco a poco la vita del paziente e di tutta la sua famiglia, la possibilità di potergli dare, non ancora la cura, però un’aspettativa di vita migliore. Questa è per me la spinta ad alzarmi la mattina e svolgere il mio lavoro con determinazione.
Perché è importante donare a Revert?
Le donazioni sono fondamentali per la ricerca, in quanto più risorse economiche ci permetterebbero di avere ad esempio più ricercatori, ulteriori strumentazioni all’avanguardia, maggiore disponibilità dei materiali necessari. In questo modo diminuirebbero i tempi della produzione delle cellule e delle sperimentazioni cliniche.
Infine vorremmo chiederle di raccontarci il suo lavoro con una metafora, un’immagine.
Il mio lavoro è come scalare una montagna. Ci sono dei paesaggi bellissimi, la vetta io la guardo e la sogno. A volte, però, mi sembra che più cammino più la vetta si allontani, si sposti più avanti quasi a dispetto. Nonostante tutto, ogni mattina mi alzo e voglio continuare a scalare perché sono sicura che prima o poi, in cima ci arrivo.